Squarci

Di Luana Mulas

Con:
Luana Mulas (voce)
Antonio Baldinu (batteria)
Gianluca Dessì (modal guitar, bouzouki)
Musiche di:
Antonio Baldinu e Gianluca Dessì
Regia Luana Mulas

 

…forse la mia armatura non è poi così spessa…quel dannato calore arriva fin dove il cuore è più fine…”

Squarci… di un’anima che trasuda, scalpita, si dimena, urla vendetta, invoca misericordia dal fondo della caverna del proprio io, in cui non vi è gentilezza né calore.

… in un corpo che cede al ricatto della speranza, preso in ostaggio dalla vita che ormai è solo ricordo di ciò che era e ciò che è stato. Ciò che è perso è perduto.

… di un cuore selvaggio logorato dalla dannata fame d’amore, dall’eterna lotta per farsi amare, dal continuo bisogno di darsi, poco importa se ai porci.

… che sono fenditure dolorose di sangue, odio, pus, rancore, vomito, rabbia, amore. Sacrosanto Amore sul cui altare immolare sé stessi.

… che sono finestre aperte su sentimenti reconditi, torbidi, inconfessabili perché per amare bisogna prima poter sentire l’odio.

… di musiche che spargono sale sulle piaghe di sempre, che scavano, scavano perché la verità è in fondo a un pozzo.

Onde d’onda che sbatte, sbatte e picchia e inchioda alla croce.

Squarci nasce dalla volontà di fondere musica e testo in maniera teatrale, un connubio tra concerto, reading, spettacolo. Dalle note, da accordi e ritmi affiorano ricordi, emozioni, incontri, sogni, agonie, monologhi frammentari di una donna dalla platea della propria vita.
In una sottile alternanza tra vissuto e interpretato, protagonista è un’attrice che evoca e rievoca, spaziando nel teatro del proprio vissuto attraverso Laing, Catullo, Borges, Dickinson, Carnevali, Pavese.

Le musiche tessono un sottile filo che guida su e giù dal palcoscenico, avanti e indietro nella vita della protagonista in una trama talmente fitta che i due aspetti, quello scenico della finzione e quello reale si fondono.

L’epilogo degli undici squarci musicali è una chiara rilettura de L’attrice presa in prestito di Fabrice Melquiot:

 

… ci sono attrici portate per questo, che senza testo se la cavano benissimo… io mi […] mi hanno detto ti prendo in prestito, la gente ti ascolta, dici quello che vuoi […] tutti credono che le attrici si svuotino facilmente come i pesci […] in scena mi controllo talmente… insomma è un’altra cosa, non sono parole mie […] dico questo per riempire il silenzio […] non ho veramente niente da dire con le mie parole, non mi piace essere qui […] venite a vedermi recitare una sera, in scena non sono io, in scena è tutta un’altra cosa.

In un flusso di coscienza l’attrice interpreta sé stessa, perché il confine tra finzione e realtà è arbitrario. Il palcoscenico è in ogni dove e non possiamo più scendere da quelli che abbiamo calcato anche se solo per una volta

 

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