7-14-21-28

con Antonio Rezza

e con Ivan Bellavista

habitat: Flavia Mastrella

(mai) scritto da Antonio Rezza

assistente alla creazione: Massimo Camilli

 disegno luci: Mattia Vigo

(disegno luci: Maria Pastore, 2009)

organizzazione generale: Stefania Saltarelli

macchinista: Andrea Zanarini

metalli: CISALL

 produzione: REZZAMASTRELLA – Fondazione TPE – TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello

ufficio stampa: Chiara Crupi

comunicazione web: Silvia Vecchini

Civiltà numeriche a confronto. La sconfitta definitiva del significato.

Malesseri in doppia cifra che si moltiplicano fino a trasalire: siamo a pochi salti di distanza dalla sottrazione che ci fa sparire. Oscillazioni e tentennamenti in ideogramma mobile.

La storia:

In un paese allo sbando un Uomo è affascinato dallo spazio che diventa numero.

La particella catastale dell’ingegno porta l’essere animato a fondersi con la civiltà numerica al declino. Una donna bianca, vestita di rete e di illusione, rimpiange il tempo degli inizi, quando l’amore è solo affanno e poco ancora. Il non senso civico sfugge a chi governa come bestie questo ammasso di carne alla malora. Si vota con la gola gonfia delle urla di chi ha votato prima, ci si lascia sovrastare dall’istituzione che detta convenzione e cancella dignità.

Il sollevatore di pesi solleva se stesso e la famiglia organizzata che sputa fiato su ogni collo alla deriva. Intanto la cultura si finanzia con i soldi del padrone: il servilismo non ha dote.

Seduti nell’alto dei cieli ad aspettare il Dio mozzo che ci ha fatto a pezzi.

E finalmente i numeri a rendere lo spazio fallace, in balia della cifra che lo schiaccia

Costretto a ragionare non per logica ma per sottrazione, l’uomo è improvvisamente migliore: sotto di lui non c’è la terra che lo seppellirà ma la tabella di uno spazio mai così confuso.

Che poi si ride è un problema legato alla mercificazione della pelle macellata.

In questo gioco macabro e perverso si affaccia la fiaba allucinata: altro che felici e contenti, qui la nevrosi insegue il capriolo: uno che scappa e l’altro che corre con due gambe che non ne fanno una. Fossimo zoppi faremmo più paura.

Escalation e Tentennamento

Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogramma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari diretti verso l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in verticale si muove solo l’uomo.

Il rosso sanguigno della seta brillante rende inquieta l’atmosfera e accoglie l’uomo urlante e stremato che incede, comico suo malgrado, verso le trappole di un ordine precostituito.

L’ideogramma, di ispirazione cinese, è scritto con oggetti a noi familiari durante l’infanzia…… la scultura sprigiona metafora… ed è proprio la metafora a tenere insieme anche la storia.

Il compagno di gioco affianca l’inconsapevole eterno bambino che è costretto a cedere a una realtà biologica e numerica che lo spinge inevitabilmente dove il vigore del suo tempo vuole.

Flavia Mastrella

 

Il Salto in gola

Salti in lato e sui contorni: perdita del significato residuo e parola alle cifre dello sterminio. Inutile pensare a chi moriva ieri quando lo sterminio è in pieno corso.

Lo spazio è come un numero, per chi si vuole perdere, per chi rinuncia al filo del discorso che è lo stesso filo che ti impicca. Il corpo si è dato alla gola che raschia ormai nell’intimo. Il fianco duole ancora per una nuova ed eterna alleanza. Qui non si racconta la storiella della buona notte, qui si porge l’altro fianco. Che non è la guancia di chi ha la faccia come il culo sotto. Il fianco non significa se non è trafitto.

Con la gola secca e il corpo in avaria si emette un altro suono.

Fine delle parole.

Inizio della danza macabra.

Antonio Rezza

http://www.rezzamastrella.com/

Svalbard, la terra dove nessuno muore

Regia video e fotografia: Omar Bovenzi

Drammaturgia e regia teatrale: Giordano Vincenzo Amato

Concerto e colonna sonora Blind Cave Salamander (Fabrizio Modonese Palumbo, Paul Beauchamp,

Julia Kent) col contributo di Xiu Xiu e Store Norske Mandskor

Voce e azione in scena: Eliana Cantone

In video: Gianni Colosimo

Luci: Alessia Massai

Costume: Roberta Vacchetta

Oggetto di scena: Luca Lusso

Produttore esecutivo: Il Mutamento Zona Castalia

“Svalbard, la terra dove nessuno muore” è uno studio del territorio artico in quattro moduli che intreccia i linguaggi di teatro, cinema e musica, comprendendo una performance teatrale e un concerto, un album musicale, un documentario e un cortometraggio.

È un’esplorazione artistica, sociale, ecologica, umana e politica, incentrata sulle tematiche riguardanti la protezione dell’ecosistema, le conseguenze dei cambiamenti climatici, la possibilità di una pacifica convivenza, la demilitarizzazione e il divieto di insediamenti militari nei territori.

L’Arcipelago delle Svalbard, a 1.300 chilometri di distanza dal Polo Nord, è il luogo dove la popolazione di orsi sorpassa quella umana, dove sementi da tutto il mondo sono conservate sotto il permaforst, dove convivono cittadini di oltre quarantatré diverse nazionalità, dove non ci sono eserciti.

L’Arcipelago delle Svalbard, a 1300 km di distanza dal Polo Nord, è il luogo dove la popolazione di orsi sorpassa quella umana, dove sementi da tutto il mondo sono conservate sotto il permafrost, dove convivono cittadini di oltre 43 nazionalità, dove non ci sono eserciti, dove nessuno nasce e dove nessuno può essere sepolto. Un’esplorazione artistica sociale, ecologica, umana, politica. Un album e un concerto, un documentario, un cortometraggio, una performance teatrale.

http://www.mutamento.org/

30 Settembre 2017 h.20:45
all’ interno del cartellone dell’  ISAO Festival
Cimitero San Pietro in Vincoli (Via S. Pietro in Vincoli, 28 Torino)

Biglietto
Intero € 10,00
Ridotto | Residenti Circoscrizione 7 € 8,00
Ridotto Operatori Studenti € 5,00

produzione Meridiano Zero
di e con Marco Sanna e Francesca Ventriglia

“Tendere alla perfezione, equivale a non perfezionarsi mai. È la messa in scena di una disarmonia che rende l’arte eterna.”
Iago

“Siamo dei grossi bambini. Ma allora, quale regno ci resta?
Il Teatro! Reciteremo per rifletterci nella finzione e lentamente ci vedremo, grosso narciso nero, sparire nelle sue acque.”
Jean Genet, I negri

Ultimo capitolo per B-tragedies trilogia shakespeariana trash, che questa volta si confronta con Otello. La formula, come nei due precedenti capitoli che hanno affrontato Macbeth e Amleto, è quella di far reagire fra loro il linguaggio alto di Shakespeare con forme espressive molto più basse: il karaoke, con la stampa scandalistica, con le barzellette sporche, con le parolacce, con le squallide battute, con la volgarità di ogni giorno, con i soldi, con il gratta e vinci, con la tivù, con le merendine e con i villaggi turistici, con i selfie, con gli strass e le paillettes, con i cocktail colorati, con i balli di gruppo, con la tristezza della volgarità, con la volgare tristezza.

Questo è un omaggio alla spazzatura di ogni giorno, alla bassa fedeltà, alla confusione nella quale viviamo, al tradimento di ogni tradizione tradita e subita, ad ogni inutile umana speranza, alla stupidità di ogni gesto ogni parola ogni movimento a cui non ci si abitua mai.

Siamo a Cipro e non succede nulla. Sono lontani i tempi quando i Turchi assediavano le coste, quando si poteva almeno menar le mani. Non è rimasto nulla neanche una fortezza da difendere. Solo la noia di chi sa di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Solo i fantasmi che pian piano s’impossessano delle nostre vite, si mescolano alle nostre vicende personali.

Cipro è la metafora dell’agognato luogo di residenza, quello in cui passare un breve o lungo periodo di “studio”, concentrazione, isolamento dalle distrazioni quotidiane.

Cipro è anche il luogo lontano, una crocetta da barrare fra le varie possibilità di scelta obbligata, cui l’artista contemporaneo è costretto nella giungla dei bandi, residenze, call, casting, giri a vuoto e promesse inutili. Soltanto un luogo come un altro dove trasferire per un po’ la propria disperazione, sapendo in anticipo che nulla cambia davvero le cose.

In scena due attori senza fantasia e senza talento, ma col desiderio disperato di ambedue le cose. Sono artisti mediocri, che per una vita intera hanno trascinato la loro pochezza sui palcoscenici, non così fortunati da vivere la loro condizione nella totale inconsapevolezza, ma al contrario in una sorta di depressione perenne, contagiosa, ma non mortale, una febbre sottile che li accompagna in uno stato di debolezza cronica.

Fra i tavolini vuoti e gli ombrelloni divelti, due anime sole e ignoranti, svuotate di ogni consapevolezza, rifiutano esse stesse di voler sapere o conoscere i motivi per i quali si trovano ad agire su un palcoscenico costretti a recitare un inutile Otello, tema obbligatorio dell’ennesimo inutile bando.

Questa è la parodia de il bel teatro, il buon teatro, quello con la trama narrativa, quello dei testi sacri, quello che accusa un vuoto di contenuti negli altri, sempre negli altri, quello che non si guarda allo specchio, incapace di vedere le proprie rughe.

presentazione e concerto
di Charme de Caroline:
Lanfranco Olivieri (contrabbasso),
Stefano Salis (batteria),
Marco Noce (chitarre),
Alessandro Muroni (musiche, parole, voce e pianoforte).
interverrà il prof. Gavino Demontis

Come la betulla da cui presero il nome nel 2004, gli Charme de Caroline (si pronuncia in francese) inseguono da sempre un equilibrio fra ciò che li nutre e ciò che producono, dalla pop wave a tinte jazz e blues, alle musiche per il teatro, dalla letteratura alla poesia e ora, anche al sociale.
Dopo aver pubblicato due cd (From this world nel 2005, L’odore nel 2013) e un libro cd (La compagnia del tuo pensiero, nel 2011) presentano in anteprima il cd All’ombra della pensilina ispirato all’omonimo libro di Alessandro Muroni (per Arkadia Editore, con una postfazione del poeta Umberto Piersanti), con la partecipazione di Rossella Faa, Nicola di Banari e Claudia Crabuzza, i cui proventi andranno all’associazione Diversamente Onlus che difende i diritti delle persone con autismo.

“Il progetto Pensilina e’ stato da me ideato, come socio di DiversamenteOnlus (www.diversamenteonlus.org) per sostenere l’associazione nelle sue battaglie al fianco delle famiglie con figli con autismo in un duplice modo, coinvolgendo il mondo delle arti, della letteratura, della poesia e della musica nella causa, per cercare di trovare dei canali privilegiati per fare ancor più breccia nell’opinione pubblica, attraverso un’idea che mette al centro la persona – la sua dignità – con autismo. Il fine e’ quello di arrivare a pensare una vita diversa da quella prospettata oggi per i portatori di handicap, una volta che i genitori non saranno più lì ad accudirli.

Luigi, il protagonista della storia che ho scritto, dice a gran voce, ora che è rimasto solo, di non voler finire in un istituto, ma di voler continuare a poter vivere nella sua casa. Poter vivere, quindi, non semplicemente vivere, in quanto una persona con autismo, a seconda della gravità del suo disturbo, ha necessità di continua assistenza, ma anche di un luogo sicuro dove poter essere se stesso, un po’ come tutti noi.

Il romanzo All ombra della pensilina, i cui diritti andranno all’associazione, edito per Arkadia, con la postfazione del poeta Umberto Piersanti (www.umbertopiersanti.it) e’ il primo tassello del progetto.

Il cd di cui ho composto le canzoni è prodotto dall’associazione, ed è il secondo tassello. E’ suonato del mio gruppo Charme de Caroline con Lanfranco Olivieri al contrabbasso, Stefano Salis alla batteria, Marco Noce alle chitarre e il sottoscritto al pianoforte e alla voce, con ospiti d eccezione quali la “nostra diva popolare” Rossella Faa, Alessandro Carta alias Nicola di Banari(Nasodoble, con la canzone Cazz boh, hanno vinto Musica contro le Mafie, a Sanremo), Claudia Crabuzza (Chichimeca, vincitrice Targa Premio Tenco, sezione lingue minoritarie) che hanno regalato la loro interpretazione ad alcune delle mie canzoni.

Terzo tassello del progetto, la rappresentazione teatrale, oggi in forma di reading musicale, con me e l’attore Fausto Siddi.”
Alessandro Muroni

INGRESSO: 6 euro
INGRESSO + BUFFET: 15 euro

di e con Marco Sanna e Francesca Ventriglia
luci e suoni: Massimo Casada

B-tragedies trilogia Shakespeariana trash
terzo passo: Otello

“Tendere alla perfezione, equivale a non perfezionarsi mai. È la messa in scena di una disarmonia che rende l’arte eterna.”
Iago

scheda dello spettacolo QUI

Testo, regia e interpretazione /Daniele Timpano
Ispirato liberamente all’opera di Go Nagai
Disegno luci e voce narrante/ Marco Fumarola
Musiche originali / Michela Gentili e Natale Romolo
Montaggio audio / Lorenzo Letizia
Editing e missaggio / Marzio Venuti Mazzi
Aiuto regia / Valentina Cannizzaro

Produzione Frosini/Timpano
In collaborazione con Armunia

Ero bambino, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, quando arrivarono in Italia i primi cartoni animati giapponesi. Era l’Italia delle stragi, del rapimento di Aldo Moro, delle Brigate Rosse e dell’ascesa di Silvio Berlusconi e delle sue televisioni, ma questo io non lo sapevo ancora. Ignaro di trovarmi nel bel mezzo degli anni di piombo, vivevo l’infanzia tra robot d’acciaio.
Ispirato liberamente all’opera di Go Nagai (Jeeg Robot, Goldrake, Mazinga) lo spettacolo è il divertito ed autocritico racconto di una generazione cresciuta davanti alla Tv.
Un attore ricostruisce la trama di un vecchio cartone animato giapponese. Ispirato liberamente all’opera di Go Nagai (fra gli altri, Goldrake, Jeeg Robot, Space Robot, Jet Robot, Il Grande Mazinga, Mazinga Z) lo spettacolo ripercorre per frammenti l’immaginario eroico di una generazione cresciuta davanti alla TV nell’Italia delle stragi, del rapimento di Aldo Moro, delle Brigate Rosse, dell’ascesa di Silvio Berlusconi e delle sue televisioni.
Tra resoconto delle trame dei singoli episodi dei cartoni giapponesi (con particolare attenzione per la sceneggiatura di Mazinga Z) e ricostruzione storica di un’invasione (quella dei serial nipponici nei palinsesti pubblici e privati, ma anche quella della televisione dentro le nostre teste), lo spettacolo è il divertito e autocritico racconto di una generazione che, ignara di vivere negli anni di piombo, cresceva tra robot d’acciaio.

di e con Roberto Scappin | Paola Vannoni
produzione quotidiana.com
con il contributo di Provincia di Rimini | Regione Emilia Romagna

3° episodio della Trilogia dell’inesistente_esercizi di condizione umana

Un uomo e una donna snocciolano un dialogo surreale fatto di piccoli particolari del quotidiano, ma anche di domande che aspirano a risposte alte. Grattati e vinci è il terzo e ultimo episodio della Trilogia sugli esercizi di condizione umana, attraverso la quale Quotidiana.com gioca col senso delle parole portandole su un piano astratto e tagliente. Come in un limbo le due figure trasudano di solitudine e incertezza e il loro vagare nel pensiero apre squarci comici inaspettati.

Non si fatica ad immergersi nella tangibilità di quanto dicono. Il pensiero assillante del futuro, di una utopica pensione, l’amore apatico, il progetto di un’associazione a delinquere, addirittura la concezione di un melodrammatico suicidio di coppia”.

Lo sgomento di come siamo. 

Poetry slam “A ferro e fuoco”

KA-BOOOOOOM!
Per la prima volta il Poetry Slam Sassari esplode a Teatro a mo’ di molotov poetica scagliata nell’universo-cosmo Ferroviario nel centenario della Rivoluzione d’Ottobre 1917.
Le migliori bocche di fuoco del Poetry Slam Sardegna si sfideranno senza esclusione di colpi, verbi, corpo a corpo. -Dateci nuove forme! – è il 2° ordine, sempre assetato e in attesa, all’armata delle arti, di Vladimir Majakovskij, ed eccoci al dunque.
Cittadine e cittadini! Compagni e compagne!
La sfida, animata dal Presidente della Federazione Cosmonauticopoetica L.I.P.S. Sergio Garau e supervisionata dal notaio infiltrato multibarricata Giovanni Salis, vedrà all’opera supercampioni e supercampionesse:
Alessandro Doro (Bronzetto d’Oro 2017)
Ignazio Chessa (Bronzetto d’Oro 2016)
Luana Farina (Bronzetto d’Oro 2015)
Roberto Demontis (sfiora il podio del campionato italiano LIPS 2017)
Roberta Cucciari (Premio della Critica 2015)
Cristiano Mattei (Premio della Critica 2016)
Helel Fiori (finalista Poetry Slam Sardegna 2016)
Pupa Niolu (menzione speciale Premio Ozieri 2017).

Le regole del Poetry Slam son sempre le stesse:
– 3 minuti di tempo uguale per tutti – non son consentiti oggetti scenici, ammascheramenti, musiche o altre borghesezze simili – i testi devono essere scritti di proprio pugno, meglio se chiuso e teso.

Inizio ore 20:00
Ingresso 8,00 euro (compreso lo spettacolo che segue h. 22:00)
Ingresso studenti 5,00 euro