ARGONAUTI (film)

Regia e montaggio: Alessandro Penta

Sound design: Luca Pagliano

Color correction: Alberto Danelli

Con: Alessandro Argnani, Emanuele Valenti, i cittadini di S. Chirico Raparo, gli adolescenti di San Chirico Raparo e Matera.

Una produzione: Sicomoro Coop. Soc., Ravenna teatro / Teatro delle Albe, Q Academy

In collaborazione con: Punta Corsara, IAC Matera

e in collaborazione con 4CaniperStrada, per la rassegna “Transumante-Cinema e Periferie”, con il sostegno di MIBAC e Siae.

Prima mondiale: FilmMaker Festival 2017, Sezione Prospettive

Selezione ufficiale Trento Film Festival 2018

Tratto dal progetto Tuttun – La non scuola del Teatro delle Albe a San Chirico Raparo

“Cosa ci fa Giasone seguito da un manipolo di eroi nel piccolo paese di San Chirico Raparo in Basilicata? Forse si trova qui il famoso Vello d’oro? O forse per trovarlo bisogna partire ed affrontare un lungo viaggio? Questo si chiedono Alessandro Argnani e Emanuele Valenti attori e guide teatrali della non-scuola del Teatro delle Albe di Ravenna.

I due sono alle prese con circa 40 adolescenti del paese e di Matera, tra loro ci sono anche 12 ragazzi africani residenti in una comunità . Al gruppo si unirà presto anche Peppino un istrionico ottantenne. Il testo su cui verte il lavoro sono Le argonautiche di Apollonio Rodio.

Il viaggio è il filo che unisce le diverse storie che attraversano il documentario: quello degli argonauti, un viaggio antico di secoli; quello degli abitanti di San Chirico quasi tutti emigrati all’estero e tornati in vecchiaia; e infine il viaggio dei nuovi migranti, giovani che affrontando enormi pericoli sono arrivati proprio qui.”

http://alessandropenta.altervista.org/

MILANO, VIA PADOVA (Film)

condotto e galoppato da Antonio Rezza

Conducted and galloped by Antonio Rezza

 di/by Flavia Mastrella Antonio Rezza

interpreti/cast: Antonio Rezza

immagini di/images by Marco Tani e Flavia Mastrella

montaggio/edited by Barbara Faonio

foto di scena/ set photos Ivan Talarico

girato a Milano/ filmed in Milan

produttori/ producers: REZZAMASTRELLA – Fondazione Gaetano Bertini Malgarini Onlus

“Nel film spicca il lavoro di persuasione che è stato fatto negli anni dai mass media sulla popolazione (formata da persone). L’uniformità di argomentazioni relative al razzismo, inibisce il sentimento e lo rende doppiamente grave. Il 21 maggio a Milano in Via Padova, armoniosi e combattivi, iniziamo le interviste: Antonio Rezza, Flavia Mastrella, Marco Tani, Massimo Simonetti, Ivan Talarico, Daniele Verlezza, Adil Bahir si muovono nella città che si risveglia. Antonio si guarda attorno, la via è quasi deserta. Il sabato prefestivo consente la tipica sospensione di chi regala a se stesso l’oltraggio di un giorno di riposo. Gli intervistati si concedono con la prepotenza di chi vede in quel tempo perduto un diritto inalienabile.

http://www.rezzamastrella.com/

Un Pallido Puntino Azzurro

compagnia Teatro dei Limoni

di Christian di Furia

diretto e interpretato da Roberto Galano

Produzione TEATRODEILIMONI

Testo finalista Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” 2017

Vincitore residenza artistica CTU (Centro Teatrale Umbro) 2017

“H3+ è lo ione triatomico di idrogeno, ed è l’elemento chimico alla base dell’Universo. Tutto nasce da questa molecola: le stelle, le galassie, l’acqua. La vita. Esplorare l’Universo, quindi, significa esplorare una parte di se stessi. Nel suo viaggio spaziale verso Giove e Saturno, il Maggiore Franchino Accatagliato scopre così il proprio mondo: un pianeta che, in effetti, aveva sempre s-conosciuto.”

Testo finalista Premio Riccione “Pier Vittorio Tondelli” 2017

Vincitore della residenza artistica CTU (Centro Teatrale Umbro) 2017

http://www.jrstudio.it/teatrodeilimoni/

L’Avvoltoio

di Anna Rita Signore

Testo e indagine di Anna Rita Signore

Regia Cesar Brie

Assistente alla regia: Anna Rita Signore

Con Emilia Agnesa, Agnese Fois, Daniel Dwerryhouse, Valentino Mannias, Marta Proietti Orzella, Luca Spanu, Luigi Tontoranelli

Musica: Luca Spanu

Costumi: Adriana Geraldo

Scene: Sabrina Cuccu

Luci: Loïc François Hamelin

Tecnico di compagnia: Fabio Piras

produzione Sardegna teatro

«Dentro l‘Italia c’è una grande terra isolata, con poca gente e poche città. Ettari e ettari, quasi spopolati, abitati da gente tenace, ma incapace di realizzare iniziative comuni. Mangime per politici».

Questo sprezzante stigma della CIA sulla Sardegna scoperchia la scena de L’Avvoltoio, regia di César Brie e produzione Sardegna Teatro, che prende le mosse dal testo di Anna Rita Signore, – «Premio speciale Claudia Poggiani alla Drammaturgia», all’interno del Premio Calcante 2014 – nato a partire dalla sua indagine documentaria. Il focus è sul più grande poligono militare d’Europa in Sardegna; il testo procede come un’inchiesta giornalistica che condensa dati di biografia personale e collettiva; lo spettacolo assurge a opera poetica in cui le azioni sono cucite insieme nella trama della commedia umana.

Se lo scopo della medicina è la salute, lo scopo del teatro è la felicità – dice Aristotele – e César Brie, mentre sovrappone un contenuto di denuncia, ossia fatti di un’attualità stringente – tuttora irrisolti – a una regia puntuale, in cui le differenti personalità attorali compongono una polifonia corale, punta lo sguardo sulle capacità precipue del teatro di farsi luogo di poesia e coscienza, lotta e incanto.

In una scena in cui ciascun oggetto ha una pregnanza evocativa, come dalla lezione kantoriana, i protagonisti titillano una crudeltà che schiude alla pietà e, dirigendo le fila di una danza macabra, rovistano tra le macerie dei disastri dell’umano sull’umano, cercandovi una traccia di sacralità universale.

L’avvoltoio è un’allegoria visiva, inscena un’intimità che ha peso sociale perché, demolendo gli idoli, scava nella facoltà di fare il bene.

L’Avvoltoio si basa su una storia vera. Epicentro: Quirra, un piccolissimo villaggio della Sardegna sud-orientale, all’interno di un vastissimo territorio poco antropizzato e destinato al pascolo brado che ospita, dalla metà degli anni ’50, il più grande Poligono sperimentale d’Europa. Eserciti di tutto il mondo e aziende private vengono qui per testare nuovi sistemi d’arma, addestrare truppe, simulare guerre.

Ma cosa si sperimenta in questo Poligono e cosa si è sperimentato in passato, non è dato saperlo. Troppi interessi sul tavolo, troppi segreti e omissioni. Troppe risposte, vaghe e contraddittorie. Una sola amara certezza: la sindrome di Quirra – sorella minore delle sindromi del Golfo, dei Balcani, di Mogadiscio – che colpisce civili e soldati, e alimenta il sospetto che all’interno della base, si siano usate munizioni all’uranio impoverito, con le esplosioni si siano prodotte nano-particelle di metalli pesanti e radioattivi, si siano smaltiti e stoccati rifiuti pericolosi, armi chimiche e batteriologiche.

È una storia di cui poco si sa: coperta da segreti militari e industriali, è scrupolosamente protetta dal silenzio di Stato. E dal silenzio – ben più drammatico perché dettato dalla disperazione –  di quella parte della popolazione, socialmente più fragile, che non parla per paura. Ancora una volta, il ricatto si tinge di dramma sociale: «se accetto e sto zitto rischio di morire, ma ho un lavoro; se non accetto, muoio di fame».

Ci troviamo nella sala prove di un teatro. Un gruppo di attori è alle prese con l’allestimento di uno spettacolo teatrale per denunciare quello che, da anni, sta accadendo all’interno e a ridosso del Poligono. Le vicende personali degli attori si intrecciano pian piano con quelle dei loro personaggi. Ricorrendo all’espediente del «teatro nel teatro», L’Avvoltoio si serve degli attori e dei personaggi per dare fiato al dolore di padri e madri, figli e figlie, fratelli e sorelle, soldati: testimoni e vittime tutti della stessa tragedia. La loro storia tocca da vicino Quirra e l’intera Sardegna, con il suo territorio occupato per il 60% da servitù militari; ma coinvolge tutta l’Italia, con i suoi Poligoni nel Triveneto, in Puglia, nel Lazio, in Toscana, su cui gravano forti sospetti di contaminazione. Per questo attori e personaggi non fanno mai nomi, né di luoghi, né di persone. L’Avvoltoio racconta la loro storia così com’è, cruda e ruvida. Vuole scuotere lo spettatore; farlo riflettere, arrabbiare; spingerlo a fare domande, e chiedere le risposte a chi quelle risposte deve darle. C’è una strage in corso. Silenziosa.

Oggi è in corso il processo che vede, per la prima volta in Italia, dietro il banco degli imputati, otto alti ufficiali militari.

https://www.sardegnateatro.it/

7-14-21-28

con Antonio Rezza

e con Ivan Bellavista

habitat: Flavia Mastrella

(mai) scritto da Antonio Rezza

assistente alla creazione: Massimo Camilli

 disegno luci: Mattia Vigo

(disegno luci: Maria Pastore, 2009)

organizzazione generale: Stefania Saltarelli

macchinista: Andrea Zanarini

metalli: CISALL

 produzione: REZZAMASTRELLA – Fondazione TPE – TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello

ufficio stampa: Chiara Crupi

comunicazione web: Silvia Vecchini

Civiltà numeriche a confronto. La sconfitta definitiva del significato.

Malesseri in doppia cifra che si moltiplicano fino a trasalire: siamo a pochi salti di distanza dalla sottrazione che ci fa sparire. Oscillazioni e tentennamenti in ideogramma mobile.

La storia:

In un paese allo sbando un Uomo è affascinato dallo spazio che diventa numero.

La particella catastale dell’ingegno porta l’essere animato a fondersi con la civiltà numerica al declino. Una donna bianca, vestita di rete e di illusione, rimpiange il tempo degli inizi, quando l’amore è solo affanno e poco ancora. Il non senso civico sfugge a chi governa come bestie questo ammasso di carne alla malora. Si vota con la gola gonfia delle urla di chi ha votato prima, ci si lascia sovrastare dall’istituzione che detta convenzione e cancella dignità.

Il sollevatore di pesi solleva se stesso e la famiglia organizzata che sputa fiato su ogni collo alla deriva. Intanto la cultura si finanzia con i soldi del padrone: il servilismo non ha dote.

Seduti nell’alto dei cieli ad aspettare il Dio mozzo che ci ha fatto a pezzi.

E finalmente i numeri a rendere lo spazio fallace, in balia della cifra che lo schiaccia

Costretto a ragionare non per logica ma per sottrazione, l’uomo è improvvisamente migliore: sotto di lui non c’è la terra che lo seppellirà ma la tabella di uno spazio mai così confuso.

Che poi si ride è un problema legato alla mercificazione della pelle macellata.

In questo gioco macabro e perverso si affaccia la fiaba allucinata: altro che felici e contenti, qui la nevrosi insegue il capriolo: uno che scappa e l’altro che corre con due gambe che non ne fanno una. Fossimo zoppi faremmo più paura.

Escalation e Tentennamento

Improvvisamente cessa il legame con il passato: corde, reti e lacci tengono in piedi la situazione. Si gioca alla vita in un ideogramma. Il tratto, tradotto in tre dimensioni, sviluppa volumi triangolari diretti verso l’alto che coesistono con linee orizzontali: ma in verticale si muove solo l’uomo.

Il rosso sanguigno della seta brillante rende inquieta l’atmosfera e accoglie l’uomo urlante e stremato che incede, comico suo malgrado, verso le trappole di un ordine precostituito.

L’ideogramma, di ispirazione cinese, è scritto con oggetti a noi familiari durante l’infanzia…… la scultura sprigiona metafora… ed è proprio la metafora a tenere insieme anche la storia.

Il compagno di gioco affianca l’inconsapevole eterno bambino che è costretto a cedere a una realtà biologica e numerica che lo spinge inevitabilmente dove il vigore del suo tempo vuole.

Flavia Mastrella

 

Il Salto in gola

Salti in lato e sui contorni: perdita del significato residuo e parola alle cifre dello sterminio. Inutile pensare a chi moriva ieri quando lo sterminio è in pieno corso.

Lo spazio è come un numero, per chi si vuole perdere, per chi rinuncia al filo del discorso che è lo stesso filo che ti impicca. Il corpo si è dato alla gola che raschia ormai nell’intimo. Il fianco duole ancora per una nuova ed eterna alleanza. Qui non si racconta la storiella della buona notte, qui si porge l’altro fianco. Che non è la guancia di chi ha la faccia come il culo sotto. Il fianco non significa se non è trafitto.

Con la gola secca e il corpo in avaria si emette un altro suono.

Fine delle parole.

Inizio della danza macabra.

Antonio Rezza

http://www.rezzamastrella.com/

Svalbard, la terra dove nessuno muore

Regia video e fotografia: Omar Bovenzi

Drammaturgia e regia teatrale: Giordano Vincenzo Amato

Concerto e colonna sonora Blind Cave Salamander (Fabrizio Modonese Palumbo, Paul Beauchamp,

Julia Kent) col contributo di Xiu Xiu e Store Norske Mandskor

Voce e azione in scena: Eliana Cantone

In video: Gianni Colosimo

Luci: Alessia Massai

Costume: Roberta Vacchetta

Oggetto di scena: Luca Lusso

Produttore esecutivo: Il Mutamento Zona Castalia

“Svalbard, la terra dove nessuno muore” è uno studio del territorio artico in quattro moduli che intreccia i linguaggi di teatro, cinema e musica, comprendendo una performance teatrale e un concerto, un album musicale, un documentario e un cortometraggio.

È un’esplorazione artistica, sociale, ecologica, umana e politica, incentrata sulle tematiche riguardanti la protezione dell’ecosistema, le conseguenze dei cambiamenti climatici, la possibilità di una pacifica convivenza, la demilitarizzazione e il divieto di insediamenti militari nei territori.

L’Arcipelago delle Svalbard, a 1.300 chilometri di distanza dal Polo Nord, è il luogo dove la popolazione di orsi sorpassa quella umana, dove sementi da tutto il mondo sono conservate sotto il permaforst, dove convivono cittadini di oltre quarantatré diverse nazionalità, dove non ci sono eserciti.

L’Arcipelago delle Svalbard, a 1300 km di distanza dal Polo Nord, è il luogo dove la popolazione di orsi sorpassa quella umana, dove sementi da tutto il mondo sono conservate sotto il permafrost, dove convivono cittadini di oltre 43 nazionalità, dove non ci sono eserciti, dove nessuno nasce e dove nessuno può essere sepolto. Un’esplorazione artistica sociale, ecologica, umana, politica. Un album e un concerto, un documentario, un cortometraggio, una performance teatrale.

http://www.mutamento.org/

presentazione e concerto
di Charme de Caroline:
Lanfranco Olivieri (contrabbasso),
Stefano Salis (batteria),
Marco Noce (chitarre),
Alessandro Muroni (musiche, parole, voce e pianoforte).
interverrà il prof. Gavino Demontis

Come la betulla da cui presero il nome nel 2004, gli Charme de Caroline (si pronuncia in francese) inseguono da sempre un equilibrio fra ciò che li nutre e ciò che producono, dalla pop wave a tinte jazz e blues, alle musiche per il teatro, dalla letteratura alla poesia e ora, anche al sociale.
Dopo aver pubblicato due cd (From this world nel 2005, L’odore nel 2013) e un libro cd (La compagnia del tuo pensiero, nel 2011) presentano in anteprima il cd All’ombra della pensilina ispirato all’omonimo libro di Alessandro Muroni (per Arkadia Editore, con una postfazione del poeta Umberto Piersanti), con la partecipazione di Rossella Faa, Nicola di Banari e Claudia Crabuzza, i cui proventi andranno all’associazione Diversamente Onlus che difende i diritti delle persone con autismo.

“Il progetto Pensilina e’ stato da me ideato, come socio di DiversamenteOnlus (www.diversamenteonlus.org) per sostenere l’associazione nelle sue battaglie al fianco delle famiglie con figli con autismo in un duplice modo, coinvolgendo il mondo delle arti, della letteratura, della poesia e della musica nella causa, per cercare di trovare dei canali privilegiati per fare ancor più breccia nell’opinione pubblica, attraverso un’idea che mette al centro la persona – la sua dignità – con autismo. Il fine e’ quello di arrivare a pensare una vita diversa da quella prospettata oggi per i portatori di handicap, una volta che i genitori non saranno più lì ad accudirli.

Luigi, il protagonista della storia che ho scritto, dice a gran voce, ora che è rimasto solo, di non voler finire in un istituto, ma di voler continuare a poter vivere nella sua casa. Poter vivere, quindi, non semplicemente vivere, in quanto una persona con autismo, a seconda della gravità del suo disturbo, ha necessità di continua assistenza, ma anche di un luogo sicuro dove poter essere se stesso, un po’ come tutti noi.

Il romanzo All ombra della pensilina, i cui diritti andranno all’associazione, edito per Arkadia, con la postfazione del poeta Umberto Piersanti (www.umbertopiersanti.it) e’ il primo tassello del progetto.

Il cd di cui ho composto le canzoni è prodotto dall’associazione, ed è il secondo tassello. E’ suonato del mio gruppo Charme de Caroline con Lanfranco Olivieri al contrabbasso, Stefano Salis alla batteria, Marco Noce alle chitarre e il sottoscritto al pianoforte e alla voce, con ospiti d eccezione quali la “nostra diva popolare” Rossella Faa, Alessandro Carta alias Nicola di Banari(Nasodoble, con la canzone Cazz boh, hanno vinto Musica contro le Mafie, a Sanremo), Claudia Crabuzza (Chichimeca, vincitrice Targa Premio Tenco, sezione lingue minoritarie) che hanno regalato la loro interpretazione ad alcune delle mie canzoni.

Terzo tassello del progetto, la rappresentazione teatrale, oggi in forma di reading musicale, con me e l’attore Fausto Siddi.”
Alessandro Muroni

INGRESSO: 6 euro
INGRESSO + BUFFET: 15 euro

di e con Marco Sanna e Francesca Ventriglia
luci e suoni: Massimo Casada

B-tragedies trilogia Shakespeariana trash
terzo passo: Otello

“Tendere alla perfezione, equivale a non perfezionarsi mai. È la messa in scena di una disarmonia che rende l’arte eterna.”
Iago

scheda dello spettacolo QUI