Passione

Produzione Meridiano Zero
In collaborazione con Armunia festival costa degli etruschi
Ideazione e regia Marco Sanna
Con: Marco Boscani, Alessandro Doro, Luana Mulas, Marco Sanna, Nadia Scanu, Francesca Ventriglia. Tecnico luci e audio: Massimo Casada.

Il progetto si sviluppa e centra la sua attenzione su alcune situazioni di un rapporto di coppia spinto alle estreme conseguenze.
Una riflessione sul significato di tragedia quotidiana, in tutti i suoi aspetti macro e microscopici, dalle grandi tragedie umane alle piccole tragedie quotidiane tra le quattro mura domestiche, filtrando tutto attraverso i dialoghi e i rapporti dell’uomo comune.

Macbeth è un pretesto per parlare dell’orrore, partendo dalle relazioni intrinseche a un nucleo sociale ridotto ai minimi termini: la coppia. Un incedere di amore, morte e apatia quotidiana che disegna due personaggi chiave della tragedia Shakespeariana.
La coppia come inizio e fine di tutto, luogo dell’umano da cui tutto ha origine e in cui tutto torna a morire, per abitudine, a volte per disprezzo.
Quante volte abbiamo aperto la porta, per mostrare l’interno, l’interno personale, costruito con pazienza, arredato con cura e sacrificio (così è la casa del padre e della madre). Quante volte questo interno è stato devastato, dopo un primo attimo di sincera meraviglia, solo per il gusto di farlo combaciare a un altro già conosciuto, dunque più sicuro.

Noi come camere ammobiliate, noi come case date in affitto, noi che rinunciamo al nostro futuro astratto per tuffarci in uno concreto, dove sappiamo con chi condividere i passi per le strade semideserte, i percorsi che erano fino ad allora solitari e pensierosi, la prima visione del mattino, l’ultima della sera.
Noi che non siamo più invitati o ospiti, non più uno che va e l’altro che aspetta, ma entrambi senza possibilità di scelta, dentro una casa che non apparteneva a nessuno e che adesso è di tutti e due, con un cuscino in comune per il quale litighiamo e dal quale, come malati ormai al termine della speranza, finiamo per avere una visione del mondo.
La solitudine di essere in due, molto peggio che soli, la solitudine intrinseca al sentimento nella sua inesplicabilità.

Cosa significa e quanto conta il «mistero» di due persone una di fronte all’altra, e quando questo smette di essere, cosa rimane al suo posto?
Un abisso di silenzio, sul fondo del quale s’insinua la convinzione o la superstizione che non esiste ciò che non si dice. Ed è vero che solo ciò che non si dice e non si esprime non può essere tradotto.
Silenzi da cui non s’impara nulla, silenzi privi di concentrazione, dove la mente è impegnata con le note di una canzone stupida sentita alla radio.

La casa è il luogo dove le cose si celano, gli affetti si fanno e si disfano. La casa si dice che abbia memoria, e la casa ci racconta. Racconta noi, le nostre abitudini, parlando attraverso i nostri odori, la disposizione degli oggetti, certi angoli di dimenticanza sfuggiti al vortice delle pulizie settimanali. E a noi racconta, la casa, con i suoi strati di pittura alle pareti, a noi che varchiamo la soglia e ci aggiriamo nelle stanze, pubblico indeciso se prendere o non prendere in affitto al costo di un biglietto, almeno per una sera, questi sentimenti così vicini eppure così spesso celati.

Quattro pareti dunque, la quarta abbattuta, in senso architettonico, reale, spaccati di vita, come in certi palazzi a Sarajevo, li abbiamo visti alla televisione.
Abitiamo questa casa, uno dopo l’altro, Macbeth, primo proprietario, ci contiene e ci conosce, come gli antichi contengono i contemporanei, come il teatro contiene la vita.

Pura finzione. Come tutto.

 

meridiano zero passione

 

meridiano zero passione 01

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